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Io arrivai a Bissau con la mia famiglia nel 1978, un anno appena dopo l'indipendenza. Il capo di stato era allora il presidente Luis Cabral. Il vicepresidente era João Bernardo Viera - detto "Nino", dal suo nome di battaglia quando militava nel PAIGC. Eravamo ancora in Guinea Bissau quando Nino prese il potere, esautorando Luis Cabral con un altro colpo di stato.
Tutti gli ex-combattenti del PAIGC avevano dei nomi di battaglia, e li utilizzavano anche dopo l'indipendenza, perché, soprattutto i comandanti (poi divenuti ministri), erano diventati famosi con quei nomi. Una delle cose che mi colpì, al mio arrivo, fu il grande rispetto che i guineani avevano per i loro antichi nemici portoghesi e viceversa. Ricordo che una volta eravamo in viaggio con l'aereo presidenziale per andare ad una cerimonia nella città di Bafatà: nell'aereo c'erano tre ministri, di cui uno era stato il comandante del PAIGC proprio a Bafatà. Il pilota, invece, era portoghese, nato in Guinea-Bissau e sposato con una guineana. Aveva, però, militato con l'aviazione portoghese, cioè contro il PAIGC. Prima di arrivare a Bafatà chiamò il ministro in questione (ci davamo tutti del "tu") e gli disse, indicandogli una località col dito: "Ti ricordi quel posto?" Il ministro sorrise: "E chi se lo scorda!" "Quella volta ti ho quasi preso: hai avuto fortuna!" Il sorriso del ministro si allargò: "Vuoi scherzare? Noi sapevamo benissimo che stavate arrivando ed io mi ero nascosto, col mio battaglione in quella zona!..." indicando un'area boschiva abbastanza distante, "… devo dire che ci siamo divertiti a vedervi sparare i fuochi d'artificio su un territorio vuoto!" I due vecchi nemici si sorrisero, poi il ministro diede una pacca sulla spalla al pilota ufficiale dell'aero presidenziale, e ritornò a sedersi.
Per narrare solamente un altro aneddoto di allora, un politico portoghese di altissimo rango doveva venire in visita ufficiale in Guinea-Bissau insieme alla sua signora. Era previsto che sarebbe andato a Bafatà, dove, all'epoca della guerra, aveva servito come capitano dell'esercito portoghese per tre anni. I guineani, con lo spirito caustico e un po' goliardico che li contraddistingue, gli avevano preparato uno scherzo. Avevano radunato una certa quantità di piccoli meticci, della giusta età e li avevano istruiti, all'arrivo del politico in questione, a gridare: "papa!!!" Lo scherzo era tipico di vecchi compagni d'arme o, come era il caso, di vecchi nemici che si rispettano. Ovviamente il personaggio in questione non andò mai a Bafatà, molto probabilmente allertato al tiro mancino che gli avevano preparato, ma non ne informò il governo guineano, se non all'ultimo momento! Tanto per rendere frustrate le loro aspettative di divertimento e, molto probabilmente, anche per evitare altri scherzi che potevano essere stati organizzati dai suoi antichi avversari, diventati grandi amici (il personaggio in questione aveva fatto parte del governo portoghese all'epoca in cui Amilcar Cabral dichiarò l'indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde usando, tra l'altro. la lingua portoghese e non il Creolo!).
Per venire alle condizioni in cui io e la mia famiglia abbiamo vissuto, in quell'epoca nel paese non c'era praticamente un commercio organizzato di cibo: tutte le ambasciate e le Nazioni Unite si andavano ad approvvigionare nella vicina Ziguinchor, nella regione senegalese della Casamance. Molti espatriati compravano lì anche la carne, e la congelavano al suo arrivo, che, però, prendeva quasi un giorno intero di viaggio,per cui la carne non poteva essere veramente "fresca"! Per ovviare al problema della sua buona conservazione, io avevo trovato un sistema per procurarmi (e congelare) carne fresca. La ragione per la quale sui mercati locali non si trovavano né ortaggi nè carne era che la moneta guineane, il peso, non aveva alcun valore al di fuori del territori nazionale.
In Senegal vigeva il franco CFA, che era garantito dalla Francia ed era un'ottima moneta. Bestiame vivo era disponibile nel paese: c'erano diverse etnie che tradizionalmente allevavano bovini ed altre che allevavano maiali, mentre molti villaggi avevano pollame per uso familiare. Bisognava solo invogliare gli allevatori a cedere gli animali, ed io avevo escogitato un buon sistema. Ogni volta che l'autovettura della Nazioni Unite andava in Senegal per approvvigionare gli esperti e le loro famiglie, io facevo sempre comprare grandi quantità di foglie secche di tabacco e di tradizionali pani di zucchero. Una volta gli stock arrivati a Bissau, con un mio collaboratore, andavo in una delle "tabancas" e barattavo un vitello o un maiale - o anche polli e anatre - vivi contro quantità variabili di tabacco e pani di zucchero. Poi trasportavamo gli animali (sempre vivi) a casa mia, li macellavamo, dividevamo le carni tra coloro che avevano finanziato l'operazione, e conservavamo la nostra porzione di carne nel nostro congelatore (la nostra case era dotata di un generatore autonomo, perché la fornitura di elettricità a Bissau era, a dir poco, sporadica); il che ci permetteva di andare avanti… fino al prossimo baratto!) Con due bambini piccoli, quella era la sola maniera di avere carne fresca e abbondante. Tra breve inserirò alcune foto di quel periodo.