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Inserito da Webmaster il 30 Novembre 2011  •  Commenti  • 

È il paese di residenza nel quale abbiano vissuto meno: dopo solo undici mesi dal nostro arrivo fui trasferito a New York! Il paese era allora governato da Suharto, ed era ancora in subbuglio per il trasferimento di potere a Sukarno.
È un paese bellissimo, ricco di storia e di cultura, e la sua lingua ufficiale, il Bahasa Indonesia, è stata per molti secoli la "lingua franca" di tutta l'area grografica. Viene parlata anche nella vicina Malaysia (dove viene chiamata "Bahasa Malaysia") ma, in entrambi i casi si tratta dell'antico "Malay", lingua con la quale hanno comunicato per secoli i commercianti provenienti da Cina, Giappone e da diversi stati europei, oltre che quelli dei vari gruppi etnici locali. Tanto per fare un esempio, sarebbe questa la lingua che avrebbero parlato tra loro i famosi Pirati della Malesia di Emilio Salgari.
Ricordo che fui immediatamente affascinato da questo aspetto "folkloristico" della lingua e mi iscrissi immediatamente ad un corso di lingua presso la famosa Università Cattolica "Atma Jaia" di Giakarta.

I miei progressi furono abbastanza rapidi e, a questo proposito, ho una storia divertente da raccontare.
I miei progressi con il bahasa includevano l'apprendimento di un vocabolario di non più di duecento vocaboli, oltre che all'uso più o meno corretto dei prefissi e suffissi di cui la lingua è ricca. Quando, undici mesi dopo, dovevo lasciare il Paese, decisi, nel mio tradizionale discorso di commiato dal personale dell'Ufficio, di dire qualche parola in lingua indonesiana. Così, mentre stavo preparando quella parte del mio discorso, ebbi un episodio di palpitazione di cuore; quando feci un pausa nella redazione del discorso, i sintomi scomparvero. La cosa si ripeté altre volte. Incuriosito cercai di capire perché quando lavoravo in indonesiano mi venivano le palpitazioni, e giunsi alla conclusione che la ragione di tale fenomeno era … la mia poca conoscenza della lingua. Infatti mi riusciva difficile dire quello che volevo dire con le poche parole della lingua che conoscevo: il tentativo mi metteva in agitazione e mi provocava, appunto, delle palpitazioni. Allora scrissi quello che volevo dire in inglese e, vocabolario alla mano, lo tradussi in bahasa, senza ulteriori palpitazioni. Come molti "nomadi di mestiere", io devo avere da qualche parte nel mio cervello un "interruttore" che cambia le mie "modalità di lingua", e mi fa rimanere "prigioniero" della lingua che sto usando in quel momento!
L'Indonesia è anche il paese che ha lasciato nella mia vita un retaggio permanente: più di trent'anni dopo, mio figlio Lorenzo ha servito in un'Azione Umanitaria a favore delle vittime dello Tzunami in Aceh, e mi comunicò di aver trovato moglie: una ragazza indonesiana di Malang (Est Giava) e che aveva deciso di sposarsi. Oggi, quindi, ho un dizionario vivente di Bahasa Indonesia in casa, nella persona di Nunuk, oggi mia nuora. Lei e Lorenzo vivono attualmente in Australia, dove insegnano ad allievi, in prevalenza aborigeni, dell'Arcipelago di Tiwi - a Nord di Darwin, nei Northern Territories australiani.
Le foto inserite sono tratte dal matrimonio di Lorenzo e Nunuk, un matrimonio tradizionale di Malang che durò tre giorni, con una quindicina di piccole cerimonie. Come potete vedere, tutti in famiglia indossavano i tradizionali costumi di Malang. Ci avevano chieste le misure e, all'arrivo a Malang, avevamo trovato i vestiti già pronti!

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Gli sposi seduti, agli inizi delle numerose cerimonie, fra le due coppie di Genitori.

Le due coppie di Genitori mentre fanno i preparativi per la cerimonia della purificazione degli Sposi.

Io e mia moglie, durante i preparativi. Il mio compito, come si vede, è quello di reggere l'ombrello.

Io e mia moglie con gli sposi.

Foto di gruppo quasi al termine del primo giorno.

Mentre mi riposo dalle fatiche.

Uno dei cortei del terzo giorno: quello dello sposo.

Il corteo della sposa mentre giunge nel luogo della cerimonia.

La foto di gruppo alla fine del terzo giorno.